Principe-vescovo del Montenegro. Succeduto allo zio Pietro I nel 1830, ne
continuò la politica di unità nazionale e introdusse
nell'ordinamento del Paese provvedimenti innovativi, sia sul piano
istituzionale, sia sul piano culturale. Nel 1831 diede vita a un'Assemblea,
detta "Senato", composta dai rappresentanti delle maggiori famiglie
montenegrine, abolendo contestualmente la carica di governatore civile, che
aveva carattere ereditario ed era fonte di grandi contrasti tra i notabili.
Istituì inoltre scuole, promosse contatti e scambi culturali con i Paesi
europei (anche inviando studenti montenegrini presso università
straniere) e aprì una tipografia di Stato nella capitale. Favorevole a
mantenere legami con la Russia, cercò di sottrarre il principato alla
sfera di influenza austriaca, trovandosi costretto a sostenere una guerra contro
tale potenza, oltre alla diuturna difesa dei confini dalle incursioni dei
Turchi. Scrittore e poeta,
P. è considerato tra i fondatori della
letteratura nazionale, con opere quali
Il serto della montagna (1847),
poema storico-epico incentrato sulla guerra contro i Turchi;
Il raggio del
microcosmo (1845), di genere didascalico-filosofico;
Il falso zar Stefano
il Piccolo (1851), dramma storico ambientato nel Settecento. Fu l'ultimo
principe anche ordinato vescovo; il suo successore, infatti, laicizzò il
titolo (Njegoš 1813 - Cetinje 1851).